Agostino Bonalumi



Nasce a Vimercate nel 1935. Dopo studi di disegno tecnico e meccanico e gli esordi dal 1948 in clima informale nello studio di Enrico Baj, anima la scena culturale milanese insieme a Piero Manzoni, Castellani, Lucio Fontana, col sostegno di studiosi come Gillo Dorfles. Nel 1956 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Totti di Milano. Nel giugno del 1957 avviene il primo incontro con Piero Manzoni, e nell'ambito di una comune area di sperimentazione, nasce tra i due un rapporto di costante frequentazione. Fra gli anni sessanta e settanta è esponente di spicco di una concezione forte dell'arte come esperienza tattile fra pittura e scultura, dialogante con contemporanee esperienze americane (le "shaped canvas"): tele la cui superficie viene modellata grazie ad imbottiture e supporti lignei. I rilievi che si producono su campi monocromatici (bianco, blu, rosso, nero, grigio) determinano strutture percettive di segno astratto. Dalla sala personale alla Biennale di Venezia del 197o al premio del Presidente della Repubblica del 2001, la sua ricerca si svolge accentuando gli aspetti tridimensionali. Nel luglio del 2002 tiene una personale alla Collezione Guggenheim di Venezia, e con una installazione eseguita perla prestigiosa sede, conferma la sua idea, espressa in vari scritti teorici: arte come tensione continua fra pensiero e realtà fisica.

Mostre personali

"UNA PASSIONE CHE É CIVILTÀ"
Mi aveva cercato al telefono. Con forte accento bresciano, inclinato anche da timidezza a espressione di semplicità gentile, m i chiedeva di qualche particolare informazione che avessi a dargli circa il restauro di cui necessitava una mia opera di qualche anno prima, da lui appena acquistata, premurandosi egli che l'opera del restauratore fosse come aveva da essere, in massimo grado corretta. In tutta sincerità devo dire che non fu solo per rispondere più a proposito ad una tale richiesta che domandai di vedere l'opera, che peraltro il mio interlocutore descriveva con sufficiente efficacia; ero incuriosito, essendo allora per niente solito imbattersi, in provincia, e per giunta in un piccolo paese come Palazzolo sull'Oglio, in una galleria d'arte. E ancor più sorprendente era che il giovane gallerista si occupasse di certe opere, tale che al mio paese, il quale volentieri mena vanto di esser Città, l'avrebbero detto da legare. E mi impressionò favorevolmente constatare che l'opera era così poco danneggiata che quasi nemmeno si poteva dire di esserlo: segno, il darsi pena di porre rimedio e sì minimissima offesa, di premura e di sincera passione per l'arte. E di primo seguito, con le prime occasioni di collaborazione ebbi conferma della passione, della sensibilità e della felice intuizione di Franco Rossi, avendo anche agio di conoscerlo persona precisa, ordinata, capace di volere che le cose siano come hanno da essere. Del resto, può forse essere diversamente quando si ama l'arte? Se i suoi primi, giovanili e anzi precocissimi interessi furono per una pittura di rappresentazione, certamente influenzato, e positivamente tanto che, salvo le inevitabili cadute ad ogni inizio, egli seppe tenersi ad un buon livello qualitativo, dall'amico e ottimo pittore palazzolese Matteo Pedrali, era all'epoca del nostro incontro in un momento di ripensamento, attraversava una crisi d'identità. Ma forse già profilava l'approdo, che sarebbe stata la svolta, l'interesse per le ricerche dell'arte astratta, specialmente nelle esperienze più consapevoli. Lunga pezza è ora il tempo trascorso da allora; della tradizione al collezionismo della provincia tra Bergamo e Brescia, Franco Rossi ha saputo intelligentemente trarre la forza per resistere tra gli alti e bassi del mercato dell'arte, per la stima che è andato meritando, proponendo cose d'interesse non di un giorno. E la nostra collaborazione è stata intensa e non avara di soddisfazioni, nutrita di forte amicizia, la quale non può essere che nella reciproca stima.
Agostino Bonalumi