Emilio Tadini


Emilio Tadini nasce a Milano nel 1927. Ben presto, dopo il Dottorato in Lettere e Filosofia, entra a far parte degli esponenti più attivi ed originali della disputa culturale del dopoguerra. Nel 1947, inizia con una breve poesia la sua attività letteraria nella rivista "Politecnico" di Vittorini, alla quale segue un impegno intenso di critico d'arte. Nel 1963 appare il suo primo romanzo "Farmi, l'amore" (Rizzoli). Oltre ad occuparsi di letteratura e critica, si interessa, dalla fine degli anni '5o, di pittura. La sua prima mostra ha luogo nel 1961 alla Galleria del Cavallino a Venezia. Sin dall'inizio Tadini sviluppa la sua pittura in grandi cicli tematici, costruisce il quadro come sovrapposizione di piani temporali diversi, dove si incontrano, sempre giocosamente, il ricordo e la realtà, il tragico ed il comico. Egli organizza mostre di sue opere all'estero - a Parigi, Stoccolma, Bruxelles, Londra, Anversa, negli Stati Uniti e nel Sud America -, in Gallerie, in esposizioni pubbliche e Musei. Espone anche in numerose mostre collettive. Nel 1978 e nel 1982 viene invitato alla Biennale di Venezia. Nel 1986 espone numerosi dipinti alla Rotonda di Via Besana a Milano, presentando una serie di lavori su tela che annunciano i due cicli successivi- "I Profughi" e quello dedicato alle città italiane, esposto nel 1988 nella Tour Fromage ad Aosta. Nel 1990 espone nello Studio Marconi sette grandi trittici. Nel 1992 ha luogo la mostra "Oltremare" alla Galerie du Centre a Parigi. Nel 1993 Marconi espone il ciclo "Oltremare" a Milano, aggiungendo quadri nuovi. Nel 1995 il Museo d'Arte Moderna di Bologna organizza nella Villa delle Rose una mostra di otto trittici con il titolo "Il ballo dei filosofi". A partire dall'autunno 1995 una grande mostra antologica itinerante ha avuto luogo in Germania nei Musei di Straisund, Bochum e Darmstad. Nel 2001 Palazzo Reale di Milano gli dedica un'ampia retrospettiva. Muore nel settembre 2002.

Mostre personali

"UN EQUILIBRIO DI TENDENZE, DI MOVIMENTI, DI PERSONALITÀ"
Le piccole imprese si danno in assoluto come le forze più vive del nostro paese. Tanto che si potrebbe parlare di un vero e proprio "genio" italiano nell'operatore piccolo. (Il che non vuol certo dire operatore in tono minore. Le piccole e medie imprese producono in Italia più ricchezza di tutte le massime imprese messe insieme). Quella di Franco Rossi è in fondo una piccola impresa. Una pi impresa culturale. E sono le gallerie come la sua che in Italia hanno reso possibile la struttura diffusa di una cultura artistica, e di un mercato, del tutto sconosciuta all'estero. Se si considera il numero e la qualità degli artisti e delle opere che in tanti anni sono passati nella galleria Studio F.22 di Franco Rossi, ci si rende conto che anche lui - come chiunque conduca una piccola impresa -ha dovuto e saputo darsi a una invenzione continua. È per questo che da tutte le sue mostre messe insieme esce la figura di un disegno, di progetto. Un equilibrio di tendenze, di movimenti - di personalità - a cui poteva arrivare soltanto un mercante d'arte dotato di libera intelligenza e di forte passione. Se la galleria di Franco Rossi avesse semplicemente seguito la moda, sarebbe finita da tempo Come tante mode sono finite. Probabilmente Franco Rossi ha dovuto faticare, e a lungo, per imporsi nel suo ambiente. Ma, alla fine, quell'ambiente, il suo lavoro ha prodotto un cambiamento profondo. Io credo che molti - nella sua città, e non soltanto - debba proprio a Franco Rossi un arricchimento reale non solo della propria cultura ma anche della propria capacità di sentire, di emozionarsi. Ed è anche merito di Franco rossi - e dell'ambiente che lui ha contribuito così efficacemente a creare - se, ad ogni inaugurazione, l'artista che espone sente intorno a sé tanto calore, tanto interesse,tanta voglia di porre domande. ( Vengono in mente certe inaugurazioni in grandi città - quando tutto sembra risolversi in una specie di rito mondano, e a volte sembra che a nessuno venga in mente di dare un'occhiata alle opere esposte). Possiamo davvero dirlo. La galleria di Franco Rossi, così come ha preso forma e sostanza in tante mostre, è un'opera. Una vera e propria opera.
Emilio Tadini